L’ultima spiaggia
L’idea che un individuo debba “finire sull’ultima spiaggia” per riabilitarsi da droghe e alcol è quella che pervade la coscienza comune, il campo generale del trattamento delle tossicodipendenze e molte comunità di recupero con conseguenze estremamente devastanti.
Radicata principalmente nella tradizione orale, con scarse prove scientifiche per sostenerla, questa bufala continua ad essere diffusa nella nostra nazione, nei centri di trattamento, tra i media, nelle riunioni sociali e nelle conversazioni quotidiane.
Non solo questa concezione è falsa e dannosa: è mortale.
È urgente far sparire questa bufala per far posto a ciò che le prove ci dicono essere vero e la verità dimostrata è che si può cercare di inserire le persone in centri per il trattamento e il recupero anziché aspettare che “finiscano sull’ultima spiaggia”.
Ci vogliono sforzi attivi per portare persone che stanno lottando contro la dipendenza nel benessere a cui porta la riabilitazione completa. Dobbiamo istruire le persone, le famiglie e la società sulla natura dell’uso di sostanze tossiche e gli interventi, basati su prove, per il recupero.
Dimentichiamo, una volta per tutte, l’idea falsa e dannosa che si debbano lasciare le persone che lottano contro la dipendenza a “finire sull’ultima spiaggia” e invece concentriamoci sulle strategie che operano per riabilitare chi lotta contro droga e alcol. Non permettiamo loro di sbarcare su spiagge inospitali, facilitiamo invece l’ingresso in spazi sicuri in cui il recupero può essere avviato e sostenuto.
“L’ultima spiaggia”, troppo spesso, significa due metri sotto terra ed è davvero arrivato il tempo di eliminare questa idea cattiva e falsa per concentrarci invece sulle strategie basate su evidenze per impedire che “l’ultima spiaggia” sia mai raggiunta.
I centri Narconon, da oltre mezzo secolo, mettono a disposizione delle famiglie, anche a domicilio, operatori coraggiosi che aiutano a convincere i loro cari che fanno uso di droga o alcol a non arrivare mai “all’ultima spiaggia”.
